Risonanza morfica: la teoria segreta che spiega la telepatia

Risonanza morfica: la teoria segreta che spiega la telepatia

Molte persone, almeno una volta nella vita, hanno avuto l’impressione di “sentire” qualcosa accadere prima che la realtà lo confermasse. Che si tratti della sensazione che qualcuno stia per telefonare, della consapevolezza improvvisa di un evento negativo o di sogni premonitori, queste esperienze sfidano la logica razionale. Sebbene spesso vengano etichettate come coincidenze o illusioni, esse sono tanto diffuse da aver spinto alcuni scienziati a prenderle seriamente in considerazione.

Queste percezioni misteriose sembrano emergere in momenti di grande intensità emotiva, suggerendo l’esistenza di una rete invisibile che ci collega. Una rete in cui la risonanza morfica potrebbe essere il filo conduttore.

Risonanza morfica: un’ipotesi rivoluzionaria sulle connessioni invisibili tra esseri viventi

Origini e struttura della teoria

Il biologo e parapsicologo Rupert Sheldrake, ex ricercatore dell’Università di Cambridge, ha introdotto il concetto di risonanza morfica negli anni ’80, con il suo libro A New Science of Life. Secondo Sheldrake, esisterebbe un campo invisibile condiviso tra tutti gli esseri viventi, una sorta di “memoria collettiva” non genetica, attraverso cui gli organismi si influenzano reciprocamente nel comportamento, nello sviluppo e persino nei pensieri.

Principi fondamentali della risonanza morfica

Secondo la teoria:

  • Gli organismi apprendono più facilmente comportamenti già appresi da altri individui della stessa specie.
  • I campi morfici guidano la forma, lo sviluppo e le interazioni mentali tra individui.
  • Questi campi sono non localizzati, cioè non confinati nello spazio e nel tempo.

Sheldrake ha affermato che questa teoria può spiegare non solo il comportamento animale (come gli uccelli che cambiano rotta migratoria all’improvviso), ma anche fenomeni parapsicologici come la telepatia o i presentimenti.

Applicazioni nella vita quotidiana e oltre

Secondo Sheldrake, la risonanza morfica potrebbe spiegare perché i cani sembrano sapere quando il padrone sta per tornare a casa, anche se l’orario varia. Oppure come i gemelli identici possano provare emozioni simili a distanza. Questo campo morfico, ancora invisibile e non misurabile con gli strumenti attuali, potrebbe costituire una nuova frontiera scientifica.

Risonanza morfica: la teoria segreta che spiega la telepatia
Risonanza morfica: la teoria segreta che spiega la telepatia

Risonanza morfica e percezioni inspiegabili: storie reali che fanno riflettere

Garrett: una sensazione inspiegabile al momento della morte del nonno

Garrett, oggi ventitreenne, racconta che all’età di 16 anni, durante una giornata normale con amici, fu colpito da una forte emozione negativa, quasi uno stato di shock. Ansia, freddo, una stretta al petto. Più tardi, scoprì che proprio in quell’orario era morto suo nonno per un infarto. Garrett è convinto che non fosse una coincidenza.

Episodi simili sono stati documentati in numerose indagini parapsicologiche, spesso raccolte in database che studiano eventi “psichici” spontanei. Garrett non era sotto stress, non era a conoscenza di problemi di salute del nonno e non aveva avuto altri indizi esterni. La sensazione, improvvisa e intensa, rimane per lui un mistero mai risolto.

Cassius Griesbach: “L’ho sentito dentro di me”

Cassius, dal Wisconsin, si svegliò piangendo nella notte in cui il nonno era morto. Dopo pochi minuti ricevette la chiamata del padre. La sua reazione fu istintiva: “Lo so già”. Pur definendosi ateo, Cassius ritiene che esista una connessione invisibile tra le persone, un tipo di comunicazione emotiva che la scienza non riesce ancora a spiegare.

L’esperienza di Cassius è interessante anche perché non è isolata. Testimonianze simili sono presenti in numerosi racconti clinici e in studi psicologici sulla coscienza collettiva, dimostrando che il fenomeno, pur difficile da quantificare, potrebbe avere una base reale.

John Bedard e il senso di inquietudine prima del lutto

Anche John Bedard, a soli 10 anni, percepì che “qualcosa non andava” prima di ricevere la notizia della morte dei suoi genitori in un incidente. Si svegliò di colpo, in lacrime, mentre dormiva a casa di un amico. Solo in seguito scoprì cosa era accaduto.

In tutti questi casi, ciò che colpisce è la coerenza emotiva e temporale delle percezioni rispetto agli eventi reali. Sono troppi per essere semplici coincidenze? O siamo di fronte a una nuova forma di comunicazione interpersonale?

Risonanza morfica e scienza: può la fisica quantistica offrire una spiegazione?

Entanglement quantistico e connessione tra menti

La fisica quantistica, il ramo della scienza che studia il comportamento delle particelle subatomiche, descrive un fenomeno noto come entanglement, secondo cui due particelle possono influenzarsi istantaneamente anche se separate da enormi distanze. Einstein lo chiamò “azione spettrale a distanza” (spooky action at a distance), perché sembrava violare il principio di località della relatività.

Alcuni scienziati, come il premio Nobel Brian Josephson, hanno ipotizzato che fenomeni analoghi potrebbero verificarsi anche nei sistemi biologici, compreso il cervello. Ciò aprirebbe a un’interessante convergenza tra fisica e psicologia.

Dean Radin e la biologia quantistica

Il ricercatore Dean Radin, autore del libro Entangled Minds, porta avanti da anni esperimenti sulla percezione extrasensoriale, affermando che alcuni sistemi biologici mostrano effetti quantistici – ad esempio, alcune reazioni fotosintetiche nei batteri sembrano seguire dinamiche quantistiche. Se il cervello umano fosse in grado di funzionare a livello quantico, questo potrebbe spiegare come due menti possano “comunicare” senza intermediazione fisica.

Verso una neuroscienza quantistica?

Anche se ancora speculativa, la teoria dell’entanglement biologico stimola nuove ricerche interdisciplinari. Alcuni neuroscienziati iniziano a esplorare il ruolo dei microtubuli neuronali, possibili conduttori di informazioni quantistiche. Se confermata, questa ipotesi rivoluzionerebbe la comprensione della coscienza e delle connessioni mentali.

Risonanza morfica o semplice illusione? Il punto di vista degli scettici

Michael Shermer: il nostro cervello cerca schemi ovunque

Lo scettico Michael Shermer, fondatore di Skeptic Magazine, sostiene che l’essere umano è neurologicamente programmato per riconoscere schemi anche dove non esistono. Esperienze come quelle di Garrett e Griesbach sarebbero frutto di:

  • Coincidenze statisticamente inevitabili
  • Falsi ricordi
  • Conferme selettive
  • Desiderio di significato nei momenti di dolore

Shermer racconta un episodio personale: una vecchia radio appartenuta al nonno della moglie, rotta da anni, si accese durante il loro matrimonio e suonò una canzone romantica. Il giorno dopo smise per sempre. Anche se toccante, per lui fu solo una curiosa coincidenza.

Robert Carroll: la fisica quantistica come alibi pseudoscientifico

Il filosofo Robert Todd Carroll, autore dello Skeptic’s Dictionary, sostiene che molti autori come Sheldrake o Radin usano impropriamente la fisica quantistica per dare un’apparenza scientifica a idee prive di metodo sperimentale rigoroso. Le loro ipotesi mancherebbero di ripetibilità e verificabilità, due pilastri del metodo scientifico.

Tuttavia, va detto che molte teorie oggi accettate – come la relatività o la meccanica quantistica stessa – inizialmente sembravano assurde e furono aspramente criticate. La storia della scienza è piena di “eretici” riabilitati.

Risonanza morfica e limiti della scienza moderna

Le difficoltà metodologiche nello studio dei fenomeni

Sheldrake risponde alle critiche sottolineando un punto fondamentale:
“Non parlo di fenomeni soprannaturali. Credo che siano naturali, ma ancora non compresi.”

In effetti, studiare fenomeni legati alla morte improvvisa è eticamente e metodologicamente complesso. Come puoi testare se qualcuno percepisce la morte di una persona cara, senza sapere in anticipo quando avverrà?

L’apertura scientifica al nuovo

Brian Josephson aggiunge:
“La scienza è, in teoria, aperta alla revisione. Ma nella pratica, tende a rifiutare tutto ciò che non rientra nei suoi paradigmi attuali.”

Molti scienziati alternativi invocano la necessità di una “scienza post-materialista”, capace di indagare la coscienza e i fenomeni non locali con strumenti nuovi e più flessibili.

Risonanza morfica nella cultura e nella storia

Tracce del concetto in epoche antiche

Il concetto di connessione mentale a distanza non è nuovo. Da millenni, culture in tutto il mondo raccontano fenomeni simili:

  • Gli antichi greci parlavano di anima mundi, un’anima collettiva dell’universo.
  • Nelle tradizioni sciamaniche, le persone sono interconnesse energeticamente.
  • In molte religioni orientali, si parla di coscienza collettiva, karma condiviso e interdipendenza spirituale.

La sincronicità di Jung

Lo psicoanalista Carl Gustav Jung introdusse il concetto di “sincronicità”: eventi collegati non da causalità, ma da significato condiviso. La risonanza morfica, in un certo senso, si avvicina a questa visione, cercando di darle una base biologica e quantistica.

Dalla spiritualità alla scienza

La risonanza morfica sembra fornire una base biologica e scientifica a queste credenze ancestrali. Un ponte tra il misticismo e la razionalità, tra ciò che sentiamo e ciò che possiamo (forse un giorno) misurare.

Conclusione: risonanza morfica, mistero o nuova scienza in attesa di conferme?

Che si tratti di telepatia biologica, entanglement quantistico o semplice coincidenza, storie come quelle di Garrett, Griesbach e Bedard pongono interrogativi profondi. La risonanza morfica non è solo una teoria su come funziona la mente: è anche una sfida alla nostra visione razionalistica della realtà.

Anche se le prove empiriche sono ancora limitate, queste esperienze ci ricordano che ci sono aspetti dell’esperienza umana che sfuggono alle attuali categorie scientifiche. Forse un giorno la scienza saprà spiegare ciò che oggi definiamo “inspiegabile”. Fino ad allora, forse dovremmo accogliere queste esperienze con meno cinismo – e più umanità.

Fonte scientifica:

“Is the hypothesis of morphic resonance testable?”

In questo saggio, il neuroscienziato Alex Gomez-Marin propone di rivalutare la teoria di Sheldrake alla luce delle “domande aperte” della biologia. Sebbene provocatoria, la risonanza morfica è presentata come un’ipotesi audace, utile a stimolare nuovi approcci scientifici.

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